La ricetta risale al XIII – XIV secolo, in realtà è di origine araba.
Il “marzaban” era una scatola di legno leggero dotata di un coperchio che veniva utilizzata per diversi usi, come conservare la corrispondenza o documenti importanti (da qui il detto “aprire i marzapani” cioè svelare i segreti) o più frequentemente veniva usata per spedire dolci preparati con farina, pasta di mandorle ed altri ingredienti, che poiché avevano la forma rettangolare dei pani, ne ereditarono anche il nome, appunto marzapane.
La frutta Martorana veniva confezionata dalle suore nel convento annesso alla chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, o San Nicolò dei Greci, (conosciuta come la Martorana),
Racconta la tradizione che il giardino del convento e l’ orto erano fra i più belli della città, dove crescevano alberi da frutto e ortaggi che insuperbivano le suore che li curavano. Il loro vanto però arrivò all’orecchio del vescovo di quel tempo, che incuriosito volle andare personalmente a costatare. La visita però fu fatta in pieno autunno, per la festa di Ognissanti, quando gli alberi erano già privi di ogni frutto. Le monache allora, decisero di creare dei frutti con la pasta di mandorle per addobbare gli alberi e abbellire così il giardino.
Nel 1575 la corporazione dei Confettari chiese ed ottenne il monopolio della produzione di questi dolci.
In casa Etnadolce la tradizione della frutta martorana inizia con Giuseppe Messina nel 1987 . Dall’unione degli aromi al tradizionale Marzapane nasce il Marzaroma, teneri e gustosi fruttini ai gusti di arancia, fragola, banane, ciliegia, mandarino, albicocca, melone e pesca, ideali per soddisfare le esigenze di palato anche dei più piccoli.